Basket: scuola di umiltà e disciplina

In un Paese in cui il calcio fa da padrone, il basket passa direttamente al secondo posto nella classifica degli sport più praticati. A parlarcene è un giocatore del Venegono.

Da dove nasce la passione per il basket?

"Ho iniziato a giocare quando avevo 6 anni perché un mio amico faceva pallacanestro, perciò ho deciso di provare anche io questo sport, anche se tutti mi dicevano di andare a calcio. Ho iniziato a giocare a basket e da lì non ho più smesso."


Com'è stato il tuo percorso?

"Un po’ alti e bassi, nel senso che quando sono entrato alle superiori mi aveva visto un osservatore e sono andato a giocare alla Robur Et Fides, dove ho trascorso due anni discreti, solo che ho avuto delle incomprensioni con l'allenatore e di conseguenza con la società, quindi sono tornato alla Valceresio. Qui ho trascorso un anno con i ragazzi più grandi della categoria più alta e l'anno successivo abbiamo giocato insieme al Malnate. Infine, per motivi personali ho deciso di considerare questa proposta del Venegono e adesso gioco in questa 

squadra."

Sei sempre riuscito a far convergere scuola e sport? "Sì e no: fino alla terza superiore sì, a parte che dalla terza è iniziata la pandemia quindi, come tanti, ho trascorso un anno e mezzo senza allenarmi. Per il resto sì, sono sempre riuscito a far convergere scuola e sport, eccetto quando avevo molte verifiche, solitamente tra dicembre e maggio, capitava che saltassi qualche allenamento, ma quasi sempre riuscivo e riesco tutt’ora a regolarmi."

Progetti o prospettive future?

"Mi piace il basket, con la squadra mi trovo bene e spero, anche se non è questa la mia squadra definitiva, di trovarmi bene in un futuro. Nonostante sia un grande impegno è bello continuare a fare sport a livello professionistico."


Hobby al di fuori del basket?

Quando ho tempo mi piace andare in giro con gli amici a prendere un caffè. Qualche volta, invece di andare solo a bere o festeggiare, come tutti fanno, mi piace anche godermi un po’ di tranquillità nel pomeriggio."


Cosa non sopporti in un giocatore? "Quando inizia a non essere umile con la squadra o con il coach. Ci sono passato persino io dato che mi è capitato di litigare con l’allenatore: ho capito che è sbagliato, anche perché non è bello vedere da fuori un giocatore che si arrabbia con la società o la squadra."


Che valori ti ha trasmesso il basket?

"Il basket mi ha trasmesso disciplina, però ho imparato tanto, soprattutto dalle persone più grandi come gli allenatori che ti insegnano ad essere umile, a stare nei tuoi spazi, a dare il massimo quando te ne viene data la possibilità e di conseguenza  a essere determinato ogni qual volta ce ne sia bisogno."


Come ti senti e cosa fai dopo una vittoria?

"Mi sento benissimo, specialmente se sono stato partecipe e ho contribuito a questa vittoria. Adesso che inizio ad essere nel mondo dei “senior”, insieme ai compagni di squadra mi piace andare a bere qualcosa fuori o mangiare una pizza se giochiamo in casa. E dopo una sconfitta? In spogliatoio c’è un gran silenzio e di conseguenza c’è quel clima di tensione in cui ognuno pensa a cosa si poteva fare di meglio e portare a casa quella vittoria. Però è l’allenamento successivo che è importante per riprendere, nel senso che si inizia parlando della sconfitta e poi si fa di tutto per rimettersi in sesto perché una sconfitta non dice niente di una carriera."


Qual è la cosa più difficile del basket?

"Seguire a pieni ritmi quelli che sono gli allenamenti e inoltre, dato che la pallacanestro non è per niente considerata, mi è capitato che la scuola o gli amici non dessero tanta importanza a quello che facevo e di conseguenza mi sentivo un po’ incompreso. Alla fine mi ci sono abituato e ho capito che l’importante è che io vada avanti."


Chi è il tuo campione di riferimento? "Tutti i campioni della serie A, ma Dino Meneghin è stato uno dei più grandi, anche perché l’ho conosciuto quando ero alla Robur ed è lì che ho iniziato a capire la storia della pallacanestro delle nostre zone."


Cos’è che vorresti imparare da Dino Meneghin?

"A mantenere il successo, l’aspetto psicologico, a fare carriera e a stare sempre al passo. Non voglio arrivare a un punto per poi demoralizzarmi o cadere di nuovo in basso."



Il tuo più grande sogno?

"Continuare a giocare e vivere per giocare, nel senso: giocare in una squadra di una categoria abbastanza alta da soddisfarmi anche a livello economico."


Francesca Meoni


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